Pellegrinaggio 88 Templi Settsu

Diario di un pellgrinaggio. Giorno 7, parte 2

Il museo della spada e il barbiere

“La spada deve essere più di una semplice arma; deve essere una risposta alle domande della vita.” Miyamoto Musashi1

Il museo è situato all’interno di un edificio dall’apparenza modesta. Entrando, io e la sensei ci troviamo costrette in un corridoio dove le spade stanno esposte alle pareti pari a reliquie di un santo. Nello spazio angusto, l’inevitabile faccia a faccia con le armi proietta di colpo in un’atmosfera solenne, dove la leggenda della katana si rivela con forza. Ammiriamo le opere in silenzio e proseguiamo fino allo sbocco nella sala. Lì il maestro levigatore, circondato da un giovane e da un anziano, sta svolgendo il suo lavoro. Lucida, inserisce nel fodero, sguaina, leviga. Il giovane attende paziente finché non riceve indietro la spada, poi è il turno dell’anziano. A metà operazione il maestro ci rivolge la parola: «Prego, provate a tenerla in mano!» La katana è sorprendentemente maneggevole, ma anche pesante e austera. È la prima volta che tocco un oggetto tanto prezioso, mi sento emozionata e insieme timorosa di danneggiarlo, lo tengo solo il tempo di qualche foto e lo restituisco con un senso di sollievo.

«Quest’arma è antichissima, almeno del 1400, sapete? L’ho comprata per molti milioni di yen! Da dove venite belle signore?» L’anziano ci rivolge improvvisamente la parola. La sensei resta vaga, io gli dico il nome della mia zona. «Ooooh Teradachō! Di’ ai tuoi amici di venirmi a trovare, il mio barbiere è quello con l’aquila, nella shōtengai. Gli faccio uno sconto del 10%! È vero, sai?» Abbozzo un sorriso e lui ancora più energico ripete: «Questa è una spada del 1400!» «Questa spada risale al massimo al 1700», sentenzia il maestro. L’allievo arrossisce, ma non si perde d’animo. «Il mio barbiere è nella shōtengai! Se vieni ti faccio un bello sconto. Ecco tieni.» E così dicendo mi allunga un foglietto su cui ha scribacchiato a lettere incerte “10% off”. È talmente buffo che, se non nutrissi dubbi circa le sue abilità da coiffeur, andrei di certo a salutarlo. Intanto la sensei ha spostato la conversazione su quelle che sembrano delle grandi pietre per affiliare coltelli. Si chiamano nagura, ci spiega il maestro, e hanno un valore economico piuttosto elevato. Nella tradizione, la levigatura, ultima fase del lungo e delicato processo di fabbricazione della spada, veniva affidata ad artigiani specializzati. Proprio utilizzando le nagura, il levigatore poteva affilare la lama e conferire all’arma la sua forma finale. A quel punto la katana, venuta al mondo fra le mani del “levigatore-levatore”, era pronta a diventare un tutt’uno con il suo futuro proprietario, il luogo in cui l’anima del samurai avrebbe risieduto.

Nyoganji 如願寺, tempio n. 37

La magia della storia raccontataci dal maestro resta con noi anche quando, salutato il trio, riprendiamo l’attraversamento del quartiere. Hirano è fatta a strati: strade ed edifici moderni, case e insegne dei periodi Taishō (1912-1926) e Shōwa (1926-1989) e poi costruzioni antiche, soprattuto templi, come la sala centrale del Nyoganji che risale, a quanto dice la guida, agli inizi del 1700. Il tetto del padiglione principale scende in picchiata verso il suolo come fosse un grande scivolo per il cielo. Dall’altra parte del cortile, separato solo da un portale, si intravede un tempio scintoista forse ancora più antico e selvatico. Ritrovo qui uno degli aspetti che amo del Giappone: l’adiacenza fisica e spirituale di buddismo e scintoismo, il divino, rappresentato nell’ordine geometrico dell’uno e nella potenza della natura dell’altro. Credo sarebbe già una ragione sufficiente per tornare a visitare questo luogo, ma per mia gioia scopro anche che al suo interno si trovano due beni culturali della città di Ōsaka: una statua di Kannon — scolpita con la tecnica dell ichiboku-zukuri 一木作り, cioè intagliata da un solo pezzo di legno — e una statua di Jizō-san 地蔵尊.

Chōhōji 長寳寺, tempio n.38

Si avvicina l’ora del tramonto e faccio visita all’ultima tappa di oggi da sola, la sensei si è scusata, ma doveva proprio andare. All’interno del recinto avverto un’energia particolare, come se fossi al cospetto di un monaco in meditazione che irradia luce. Lo percepisco dalla cura dei dettagli, dalla rastrellatura della ghiaia, dalla grazia del  giardino e dai vasi messi a decoro dei paraventi. L’attendente del tempio mi saluta — è una donna, come lo era la fondatrice di questo santuario — e a sua volta, dietro il sorriso, emana forza. Le chiedo di firmarmi il goshuinchō e resto a osservarla mentre muove il pennello. Le monache con la rasatura mi sorprendono sempre,  sono la perfetta incarnazione della rinuncia alle vanità del mondo, ancora più delle monache cristiane ingentilite dal velo. In lei non c’è alcun cedimento o interesse all’estetica. Com’è possibile lasciare andare ogni cosa, non curarsi dell’esteriorità? Questo vorrei domandarle, invece mi limito a chiedere: «C’è qualche aneddoto sul tempio?». Mi dice di un matsuri che si tiene il 18 maggio per ricordare la miracolosa resurrezione di un regnante a cui Enma svelò gli orrori degli inferi, perché potesse trasmetterli agli uomini. Per il resto la sua risposta è di una densità inattesa, farcita di una quantità indicibile di parole sconosciute, al punto che mi pare di fare una chiamata dalla linea fortemente disturbata. Mi dice di un furansuji, un francese, che aveva un legame con il tempio. Forse ne  è stato l’attendente, il benefattore, lo scrittore? Annuisco, non la blocco, non saprei nemmeno da che punto farle riavvolgere il nastro, in realtà mi piace quando la gente mi parla senza filtri, mi fa sentire una del posto, e tuttavia un po’ rimpiango  l’assenza  della sensei.

つづく…. Continua…

NOTE PER I CURIOSI

  1. Samurai leggendario e autore del trattato “Il libro dei cinque anelli” un classico della strategia militare.

INDICAZIONI PRATICHE ESSENZIALI

Noleggiare una bicicletta può essere una piacevole alternativa al percorso con i mezzi descritto qui sotto.

Senkōji, tempio 39 Il Senkōji (descrizione al giorno 7, tappa 1) si trova a metà strada fra gli altri due templi di questo giro, perciò vi suggerisco di partire da qui. Le due principali modalità di accesso sono la linea Yamatoji della Jr, fermata Hirano e poi una passeggiata di 5 minuti, oppure la linea metropolitana viola (Tanimachi sen), sempre fermata Hirano che però dista un quarto d’ora a piedi dal tempio. C’è anche un autobus che parte da Abenobashi (Tennōji) ogni 30 minuti, linea 1, fermata Hirano Higashi 2 chō-me.

Nyoganji, tempio 37 Il Nyoganji dista 15 minuti a piedi dal Senkōji, basta proseguire sempre dritto verso Sud. In alternativa potete scendete alla fermata Kira Uriwari della linea viola (Tanimachi sen), una fermata a sud dalla fermata Hirano e poi proseguire a piedi per un chilometro, ma è piuttosto scomodo.

Chōhōji, tempio 38 L’alternativa migliore, se partite dal Nyoganji è prendere un taxi, oppure camminare circa 20 minuti tornando a Nord. Il museo della spada è a pochi passi da questa tappa.

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