Perché Osakaeru

«D’una città non godi le sette o le settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda.» Italo Calvino

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Osakaeru è un gioco di parole fra Ōsaka e kaeru che significa rana (animale portafortuna), ma anche tornare. Questa città infatti per me rappresenta un luogo dell’anima e del ritorno, perché è qui che nel 2005 ho avuto la mia prima esperienza di vita e lavoro in Giappone, ed è qui che, dopo una lunga parentesi in Italia, mi sono ritrasferita nel 2016. Ōsaka, oltre due milioni e mezzo di abitanti, seconda città del Giappone per traffici commerciali, tenka no daidokoro, la cucina sotto il cielo, o kuidaore no machi, la città dove si muore dal mangiare, è un luogo dalla personalità forte. A metà fra mito e realtà i suoi abitanti vengono dipinti come veraci, amanti dell’umorismo, chiacchieroni, orientati verso gli affari, gli acquisti a buon prezzo, il mangiare e il bere. Da queste parti, bando alla riservatezza tipica di buona parte delle metropoli giapponesi, attaccare bottone con lo sconosciuto che ti si siede accanto al bar, al caffè o al ristornate è perfettamente naturale. Ma non si tratta solo degli aspetti più visibili della sua identità, come il dialetto locale, le mise leopardate, i takoyaki (lo street food tipico) e qualche luogo iconico, la città è chiaramente ricca di storia e tradizioni. Ecco perché, quando qualche tempo fa ho sentito dire a un amico le testuali parole «a Ōsaka non c’è niente», è scattato dentro di me il desiderio di viverla non solo a livello epidermico, ma di conoscerla e farla conoscere più a fondo. Ho iniziato per gioco ad appuntare le impressioni e le emozioni che nascevano spontanee dall’incontro con la metropoli, successivamente a cercare delle fonti di approfondimento e infine sono approdata all’idea di un blog come mezzo di condivisione e stimolo personale a un’ulteriore conoscenza. In queste pagine non troverete una guida alla città (non in senso stretto per lo meno, anche se alcuni articoli potrebbero ispirare la visita ai luoghi che vi sono descritti), ma piuttosto le considerazioni e gli approfondimenti attraverso i quali Ōsaka diventa la mia personale porta di accesso al Giappone.