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Il corpo e la città 1, Namba

Ōsaka è una matrioska, è un negozio dentro l’ala di un grande magazzino che sta all’interno di un complesso commerciale, che si estende su di un quartiere, che sta dentro una città, stipata di quartieri, sovrastati da centri commerciali, composti da grandi magazzini e da negozi strabordanti di merci e cibi, che emanano fumi e odori, che si mescolano alla gente in transito, in sosta, al lavoro. Passi che si sparpagliano nelle ramificazioni sotterranee degli snodi ferroviari e nelle vette dei デパート (depato)1allestiti come parchi e passeggiate a tema: Tennōji, Mio, Namba Park, Namba City, Namba Walk, Umeda Virtual Corridor, Lucua, Grand Front… Ōsaka è una lunga shotengai2 che pullula di attività che si tramandano di generazione in generazione, è un perpetuo movimento verso l’altro, verso il basso, in lungo e in largo, è un torrente con i suoi giochi di rapide e i sali e scendi senza sosta. Ōsaka non è mai sazia di fare affari, non è mai paga di comprare a buon mercato e di andarsene in giro con le ciglia finte, i jeans attillati e una camicetta leopardata.

Potrei camminare per ore fino a farmi venire le vesciche ai piedi e non vedrei e non vedrò mai tutto, non assaggerò tutto, non comprerò mai a sufficienza da comprare tutto. Sono fatta così, mi perdo nei dettagli, ma il fascino che esercita su di me questo gioco di specchi, questa moltiplicazione infinita di attività commerciali incastrate e sovrapposte, mi asseta e mi affama come il canto delle sirene. Voglio vedere, sentire, toccare, sapere.

Ingresso 25 della metropolitana sulla Midosuji

Midosuji, ingresso 25 della metropolitana. Mi immergo, prima i piedi, poi le caviglie e i polpacci, via via le cosce fino alle anche, con cautela la pancia, il tronco, le braccia e infine scivolo nella corrente della Namba Walk. Allungo la mano a sinistra, sfiorando idealmente ciò che mi sfila accanto: Ōsaka City Information Center, tabelloni pubblicitari retroilluminati; allungo la mano destra: Sirotan F park (negozio di tondeggianti peluche), Atelier Aruka Beauty (centro di estetica), Clever coffee 1953; a sinistra: ingresso dell’Hips, tabelloni pubblicitari retroilluminati, negozio di cosmetici; a destra: cambio valuta, centro massaggi; a sinistra negozio di dolciumi Glico3. Il ritmo è dolce, il cuore è calmo. Se fossi sola a passeggiare per questi corridoi, l’adrenalina salirebbe a mille, la sovrabbondanza di stimoli mi renderebbe come una falena che sbatte le ali all’impazzata contro le luci a neon: entrerei in ogni anfratto, frugherei in ogni angolo nel tentativo di comprendere la simultaneità dell’esistere e del coesistere, fino allo stremo. Ma oggi sono in compagnia ed è un buon antidoto alle mie ossessioni. A Ekimo, ai tornelli della Midosuji, sostiamo per un momento mentre la folla confluisce e defluisce a ondate. Sento la domenica pomeriggio nei passi flemmatici della gente, poi a un tratto mi stupisce il mio riflesso occidentale negli specchi.

Namba Hips

Torniamo ai piedi del Namba Hips4. Senza un particolare motivo mi è venuta voglia di sapere cosa nasconde una delle icone della città. Ci trovo l’ennesima maschera del grande luna park Ōsaka: un pachinko, un karaoke, dei campi sintetici da golf e poi, naturalmente, ristoranti ed enoteche. Sono un po’ delusa a dire il vero, dalla forma dell’edificio mi aspettavo qualcosa che si differenziasse dal resto, ma Namba, evidentemente, canta tutta in coro. Si procede ancora, verso Nipponbashi, dove, ai bastioni di un chilometro buono di shopping sotterraneo, risiede una scuola per parrucchieri che vanta, dopo il diploma, un piazzamento lavorativo del 100%5. Mi sembra impossibile a giudicare dalle terribili parrucche multicolor esposte in vetrina, ma del resto ne capisco poco di trend asiatici e la scuola è diventato uno dei miei punti di riferimento nel labirinto sotterraneo di Namba. Certamente è il degno preambolo della schiera di stramberie che si srotolano per i prossimi venti, trenta minuti.

Da qui in avanti mi lancio nel flipper dello shopping come la pallina di Arcanoid6: accessori, borse, abiti da donna, accessori, abiti da donna, pelletteria e cancelleria, Muji, Kujira Park, scarpe da donna, borse, occhiali, Timberland, Hyori (un negozio dedicato alle cartine assorbenti per pelli grasse!), cappelli, pelletteria e accessori, salone di estetica, accessori, abiti da donna, Leun (accessori a tema felino), parafarmacia, farmacia, abiti da uomo, Uniqlo7, profumeria, parrucche e cosmetici per il teatro, It’s demo8, Mos Burger, accessorie e altro, Starbucks, helth products, lenti a contatto, NTT dokomo, ママのリフォーム (“mama no rifomu”, riparazione di abiti e scarpe). Negozi su negozi a perdifiato, fino a Nipponbashi. Imbocchiamo il corridoio parallelo: sosta ai gacha gacha9 e foto di rito prima di  riprendere il ping pong nel reparto mangereccio tra sake, curry, tonkatsu10, panyasan11, carni, udon, ramen, sushi, Family Mart, cibo e alcool, cibo, cibo, borse, scarpe, borse, caffè, accessori, nail salon, borse, abiti da donna, merchandising del Gibli, cibo, centro di fisioterapia, gente ovunque, risate, chiacchiere, musica, irasshaiamase12, irasshaimase, commesse, irasshaimase.

gacha gacha

Enumerare, contare, scandire, non è che una parte infinitesimale di ciò che continua a estendersi senza soluzione di continuità per chilometri: Ōsaka è semplicemente una lista interminabile, ovunque. È una rappresentazione del Samsara, in un’accezione simultaneamente negativa e positiva, realtà caotica e illusoria, baccanale sfrenato e liberatorio. Mi ricordo di un profumo per cui andavo matta da ragazzina, Samsara di Guerlain, «una versione sensuale della seduzione», come recita la descrizione della casa madre, «nel suo flacone rosso, colore sacro, che evoca la statua di una danzatrice Khmer, mentre il tappo ricorda l’occhio di Budda, simbolo di meditazione che guida verso il risveglio supremo». Attingere al sacro per suggestionare, sedurre e vendere.

Passo, lasciando che il mio corpo venga attraversato da tutto questo senza opporre resistenza, assimilo attraverso gli occhi, che bevono le informazioni fino al massimo della capienza e oltre, fino alle lacrime. E più assorbo più mi rendo conto di essere ancora sulla pelle sconfinata di Ōsaka, una pelle elastica, tatuata, pesantemente truccata. Potrei fermarmi qui, all’organo più sensuale del suo corpo, ma è al cuore che voglio arrivare, scoprendo i muscoli e le ossa. A questo punto credo di sapere come fare.

1. デパート(depato): grandi magazzini.

2. shotengai: galleria commerciale.

3. La Ezaki Glico è un’azienda di prodotti alimentari giapponese, in particolare dolciumi e snack, con sede a Osaka. Famoso è il suo logo, che rappresenta un atleta che raggiunge il traguardo, e la cui insegna campeggia a Dotombori.

4. Namba Hips: aperto nel 2007 è un edificio di 12 piani, all’incrocio fra la Midosuji e la Sennichimae. La facciata principale ha una grande apertura centrale a forma di clessidra nella quale è inserita una parete attrezzata. Di notte è illuminato da luci cangianti.

5. L’attività non esiste più o si è trasferita presumibilmente in seguito alla crisi causata alla pandemia di Covid-19

6. Arkanoid (アルカノイド) : videogioco arcade prodotto dalla software house giapponese Taito nel 1986, ispirato all’arcade Breakout del 1976. Scopo del gioco è superare 33 livelli in cui, come in Breakout, bisogna abbattere un certo numero di mattoncini colorati colpendoli con una sfera. Sul fondo dello schermo si trova la navicella Vaus che il giocatore può muovere solo orizzontalmente: essa agisce da racchetta con cui far rimbalzare la sfera contro i mattoncini; naturalmente bisogna evitare che la sfera cada nella porzione di schermo sottostante alla Vaus, pena la perdita di una vita (all’inizio le vite sono 3).

7. Uniqlo: colosso del fast fashion giapponese.

8. It’s demo: catena di merchandising con i personaggi più noti della Disney, Sanryo ecc..

9. Gacha gacha: macchinette a gettoni che vendono gadget contenuti in sfere di plastica.

10. Tonkatsu: cotoletta di maiale.

11. Panyasan: panifici, solitamente self service, che spesso fanno anche da caffè.

12. Irasshaimase: è il benvenuto che si dà ai clienti nelle attività commerciali.

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4 pensieri su “Il corpo e la città 1, Namba”

  1. Nota scritta molto bene e, per chi c’è stato (settembre 2018 – agosto 2019, con una guida speciale: mio figlio Elvio che vive ad Ōsaka da più di 2 anni), capace di evocare fedelmente le emozioni, le curiosità, e pure tanta nostalgia…Brava!

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